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Come l'amore e la paura alimentano Israele

Aug 07, 2023

Due nuovi libri esplorano le emozioni che influenzano la vita politica dello Stato ebraico.

Il sentimento popolare ha un ruolo nella vita politica di tutte le nazioni, ma lo Stato ebraico, nato dopo due millenni di persecuzioni e desideri, offre un caso di studio particolarmente forte su come le emozioni possano influenzare la politica, alla base di tutto, dall’ideologia alla definizione di confini sulla politica. una cartina. Solo negli ultimi sei mesi si è assistito, per ironia della sorte, a un’ondata di forte sentimento sulla questione di chi può decidere se una particolare legge è “ragionevole”. Le strade di Tel Aviv e Gerusalemme si sono riempite di manifestanti appassionati, con i volti distorti dal pianto o dalle urla, che sventolano bandiere giganti mentre i cannoni ad acqua li costringono a cadere. E il dibattito è stato caratterizzato tanto da discussioni quanto da risentimento, ansia, orgoglio e una pletora di altri potenti sentimenti.

Due nuovi libri, The Emotional Life of Populism di Eva Illouz e Zionism: An Emotional State di Derek Penslar, si concentrano su quelle emozioni, come l'amore e la paura, che sono così raramente riconosciute per quello che sono ma che svolgono un ruolo enorme nel plasmare la politica.

Sebbene scritti da angolazioni diverse – Illouz è un eminente sociologo e Penslar è un illustre storico – entrambi fanno eco al brillante Upheavals of Thought: The Intelligence of Emotions, della filosofa Martha Nussbaum, secondo cui “le emozioni non sono solo il carburante che alimenta il cervello psicologico”. meccanismo di una creatura raziocinante, sono parti, parti altamente complesse e confuse, del ragionamento stesso di questa creatura.

Gli storici hanno sempre riconosciuto l’impatto delle emozioni sul corpo politico. Nella sua storia della guerra del Peloponneso, Tucidide sottolineò come la paura portò gli Spartani a dichiarare guerra ad Atene, come la paura assordò gli Ateniesi alla ragione di Pericle e come la paura li rese vulnerabili alla demagogia di Cleone. Ma Tucidide sottolineò anche il ruolo dell'amore, notando che Pericle non riuscì a persuadere i suoi concittadini ad amare Atene e lamentando che Alcibiade, l'indegno successore di Pericle, sedusse gli Ateniesi con la sua proposta di invadere la Sicilia, generando una scarica di eros che, dopo aver galvanizzato gli città, portò alla sua definitiva caduta.

Più di due millenni dopo, la paura e l’amore continuano a separarci e a unirci. Sia Illouz che Penslar considerano queste e altre emozioni. Sul lato oscuro ci sono i soliti sospetti: risentimento, disgusto e (nel caso di Penslar) odio; per quanto riguarda il lato leggero, Illouz si concentra sull'orgoglio e sull'amore, mentre Penslar si concentra sulla gratitudine.

Considera la paura. Illouz parafrasa una famosa osservazione di Thomas Hobbes scrivendo che quando nacque Israele, la paura nacque come sua gemella. Tralascia di aggiungere che Hobbes insisteva sul fatto che la notizia dell'invasione dell'Armada spagnola nel 1588 indusse sua madre a partorirlo prematuro. Per quanto riguarda Israele, la paura che accompagnò la fondazione del paese derivava non solo dalla notizia che gli eserciti arabi stavano invadendo in risposta al suo annuncio di indipendenza, ma anche dalla “credenza quasi metafisica”, come dice Illouz, alimentata da secoli di esperienze antiebraiche e antisemite culminate nell’Olocausto – che il mondo, molto semplicemente, chiedeva l’annientamento degli ebrei.

Questo senso di minaccia costante è una forza attiva nel paese, dove la paura è permanentemente installata nel panorama politico, dando origine a quella che Illouz chiama una “democrazia securitista” le cui politiche sono modellate da imperativi esistenziali. Naturalmente, non ignora le gravi e numerose minacce che gravano su Israele. (Tra le persone che ha intervistato c’erano tre donne che appartengono a un kibbutz nel Negev nordoccidentale, dove la “paura costante” detta i loro programmi e sentimenti quotidiani.) Ma Illouz sottolinea anche le paure paralizzanti che informano la vita degli arabi che vivono in Israele. Come osserva un avvocato di Gerusalemme Est, si “vive con la costante minaccia di incarcerazione, di arresto e perquisizione… Hai la costante paura di trovarti nel posto sbagliato”.